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Racconti per Cina Viaggio
Il Mio Viaggio alla Scoperta della Cina
Una passione, quella per la Cina, nata forse casualmente, leggendo e immaginando quei paesaggi incantati e quelle atmosfere magiche pennellate da Valerio Massimo Manfredi nel suo libro "L'Impero dei Draghi". Il tempo trascorso tra il suddetto innamoramento platonico (sì, oserei proprio definirlo in questo modo) e il mio effettivo incontro con questo paese lontano lontano è stato lungo, d'accordo. Ma quando, quest'anno ho deciso di approcciarmi per la prima volta alla lingua cinese, quelle vecchie emozioni hanno ricominciato a bussare alla mia porta. E quell'idea martellante: "Quest'estate andrò in Cina". E così, ce l'ho fatta! Due splendide settimane vissute all'avventura.
Un viaggio iniziato a Malpensa il 21 luglio 2012 e terminato 15 giorni dopo, il 5 agosto. Un viaggio che mi ha portata nelle città di Beijing (o Pechino, che dir si voglia), Shaoxing e, infine, Shanghai. Una terra piena di attrattiva, la Cina. Una terra piena di contraddizioni, povertà e ricchezza che si affacciano sulla stessa strada. Una terra che ancora risente della lunga storia cui è stata assoggettata. E i Cinesi? Un popolo davvero molto strano: gente che lavora dalla mattina a notte tarda, a piccoli gruppi che si danno il cambio; gente che si aggira vestita di stracci per le strade di una metropoli e che chiede l'elemosina, e gente che ama sfoggiare il cellulare di ultima generazione o il macchinone tanto cool; gente che vive in case di lamiera e si "lava" in mezzo alla strada utilizzando l'acqua inquinata del fiume. Gente che guarda noi occidentali con sguardo pieno di ammirazione e chiede di potersi fare una foto con te. Gente che invade i tuoi spazi vitali, ti tiene "in ostaggio" nella propria baracca fino a quando non compri la merce che cerca di vendere, naturalmente, come la migliore. Contrattare, questa è la parola chiave per chi viaggia in Cina: bisogna scendere ad accordi per tutto ciò che si vuole comprare. Ah, e scordatevi di farlo in Inglese: lì quasi praticamente nessuno lo parla. Il segreto sono i gesti, una calcolatrice e quelle due o tre espressioni in cinese, come "duo shao qian?" (quanto costa), "tai gui le" (è troppo caro) e "yi dianr pianyi" (un po' meno), che vi faranno apparire, almeno, un po' più cinesi di quanto non siate. Direte che non parlate cinese "wo bu shuo Hanyu" o che non avete capito "ting bu dong", ma loro ripeteranno ciò che avevano precedentemente detto, solo con voce più alta e addirittura più velocemente.
Fiumane di persone che scorrono in mezzo alla città con il loro vociare concitato. Il canto assordante delle cicale che risuona per tutto il campus dell'università. Questa è la MIA Cina e, se la volete scoprire, partite per questo viaggio virtuale con me.
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