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Racconti per Cina Viaggio

Infinita Cina-2

Da Frizza,2014-02-27

La seconda tappa è stata la Piazza Tienanmen… che dire: è immensa! Si accede da un sottopassaggio, in cui abbiamo visto la polizia che faceva perquisizioni, noi siamo stati fatti passare tranquillamente. Non so se il livello di allerta era alto perché in quei giorni veniva eletto il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, ma comunque la guida ci ha spiegato che il governo, dopo il 1989, vuole evitare manifestazioni in piazza e quindi la piazza è piena di poliziotti, anche in borghese ed è chiusa la sera. Niente comunque riesce a sminuire l’emozione di essere in una piazza che racchiude tanta storia recente. Qui, un gruppo di turisti cinesi del Guangdong, divertiti e incuriositi, ci ha chiesto di fotografarci “perché non avevano mai visto degli occidentali!”. Immancabile foto davanti alla Porta della Pace Celeste e si va in hotel.

 

Gli hotel dove siamo stati erano tutti puliti e moderni, è consigliato non bere acqua corrente e nelle stanze si trovano sempre due bottigliette di acqua, oltre al bollitore elettrico e tanti tipi di tè in bustina. A differenza di quanto ci aspettavamo, le strade in Cina sono pulitissime, niente cartacce, cicche e nemmeno foglie.

 

Al ristorante l’approccio con il cibo ci ha aperto un mondo. In realtà, la cucina “cinese” non esiste, ogni regione ha le sue specialità e, considerata l’enorme varietà di piatti, è impossibile non trovare qualcosa di proprio gusto. Da non perdere i ravioli, dai mille ripieni variegati, i mantou e i baozi (panini cotti al vapore semplici o ripieni di carne), l’anatra laccata alla pechinese e tutte le varie declinazioni del maiale e del pesce. Il tutto sempre accompagnato da tè non zuccherato e riso. Tradizionalmente non vengono serviti dolci e a fine pasto usano portare frutta tra cui i pomodorini. La guida ci ha spiegato che in realtà anche la frutta a fine pasto non è un’abitudine cinese, ma una cortesia che viene fatta ai turisti occidentali.

 

Altra tappa indimenticabile è la visita al Palazzo Imperiale d’Estate. L’imperatrice Cixi lo ha fatto costruire con tutti i crismi del feng shui: c’è l’acqua in movimento (un enorme lago), il padiglione, le pietre e le piante. Nell’immenso parco, una passerella di legno dipinta con scene di favole, che l’imperatrice amava farsi raccontare nelle sue passeggiate, finestre tutte diverse per avere una visuale del lago sempre nuova e un’enorme nave di marmo.

 

I pechinesi si sono deliziosamente presi questo spazio, qui è possibile incontrare i maestri di calligrafia che scrivono gli ideogrammi sul pavimento, bambini che giocano, nostalgici che cantano in coro la rivoluzione culturale e qui scopriamo un’abitudine dei cinesi non giovanissimi: portare una radio accesa in tasca! Girando per le città, ti accorgi di quanto sia importante lo stare insieme per i cinesi: le strade sono sempre popolate di gente, c’è chi gioca a carte, a Mahjong, chi fa ginnastica (esistono le palestre pubbliche, parchi all’aperto con gli attrezzi per la ginnastica), chi pratica il taijiquan, chi balla. In generale abbiamo trovato i cinesi cordiali e chiassosi. Affacciandosi nelle botteghe o lungo le strade, si vedono i commercianti con le loro famiglie che cucinano e mangiano nelle loro botteghe o in strada, a Xi’an abbiamo anche visto portare a spasso il proprio canarino! La guida ci ha spiegato che questa è anche un’abitudine dei pechinesi e in primavera, quando la temperatura aumenta, si portano in giro anche i grilli, tenuti come animaletti domestici con tanto di gabbietta in vimini!

 

La Città Proibita è un’opera unica. Per secoli è stata la residenza dell’imperatore, da quando Yong-lè sognò la città celeste e decise di costruire una città che fosse il suo specchio. Ogni angolo, pietra, scultura ha un suo significato: ricorrente sui tetti o sui portoni è il numero nove e tutto è disposto secondo il feng shui, anche il trono dell’imperatore è orientato in modo da essere investito dal benevolo vento che viene dal sud. 
La città proibita era inserita in quattro quadrati concentrici abitati ognuno in base alla classe sociale, gli aristocratici potevano stare nel quadrato più vicino all’imperatore. Parte di questi quadrati si trovava dove ora è Piazza Tienanmen e oggi è rimasto solo un piccolo quartiere di “Hutong”, strade strette di case tradizionali, le Siheyuan. Tutti sognano i grattacieli, la modernità, tutti sognano il grande salto. Come ci ha detto la guida a proposito dello spopolamento delle campagne: “nessuno vuole essere povero!”. Tutti vogliono cogliere il grande momento per migliorare la propria condizione e tutti sono consapevoli che il momento è ora. La modernità poi ciascuno la vive come può e così ci è capitato di vedere anche gli abitanti degli hutong (dove le case spesso non hanno il bagno) parlare al proprio telefonino
 
 
 
Negli hutong è imperdibile il giro in risciò. Lungo il percorso abbiamo visitato un’antica casa donata dal Presidente Mao ad un suo generale che aveva partecipato alla Grande Marcia. Oggi non c’è traccia del generale, che pare viva nella parte nuova della città, ma i figli/nipoti hanno restaurato la casa che oggi è una sorta di B&B. L’ingresso con il gradino e il paravento per tenere fuori gli spiriti maligni (gli spiriti possono attraversare solo le linee dritte), il cortile quadrato su cui si affacciano le stanze, i ritagli di carta oleata sulle finestre, la vasca con i pesci rossi e il negozietto di souvenir ci sembrano il riflesso di una società che cambia, ma vuole mantenere la propria tradizione.
 
 
Ultimo giorno a Pechino, visitiamo l’ottava meraviglia del mondo, la Grande Muraglia. E’ portentosa, ci sono vari ingressi, noi siamo entrati da Ju Yong Guan a 700 metri di altezza.
 
 
Meritano sicuramente una visita anche la Tomba dei Ming, la Via Sacra, il Tempio del Cielo e, se riuscite a ritagliare un po’ di tempo, è bellissimo lo spettacolo degli acrobati.
 

 

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